Esagramma 36 – Il tiranno sanguinario

Di Xin, il tiranno sanguinario che strappò il cuore al saggio Bi Gan (I Ching – Esagramma 36, L’Ottenebramento della Luce)

36 - Di Xin e Da Ji
Di Xin e Da Ji

Di Xin, l’ultimo sovrano della gloriosa dinastia Shang (1766-1122 a.C.) era un despota depravato e sanguinario.
Già con suo padre, Di Yi, erano iniziati a trasparire i primi segni del declino della nobile casata. Egli trascurava gli affari di governo per dedicarsi ad interminabili partite di scacchi per le quali utilizzava come pezzi di gioco contadini rivestiti d’argilla. Intanto cresceva sempre più la potenza del clan degli Zhou al cui re, che aveva anche ricevuto come spose le tre principesse Shang per cementare l’alleanza, Di Yi aveva completamente delegato la difesa dei confini occidentali minacciati dalle temibili incursioni dei barbari del nord.
Nel primo periodo del suo regno Di Xin dimostrò ottime qualità di governo e anche militari estendendo i confini del suo regno, ma nel seguito la sua condotta divenne sempre più depravata. Il sovrano trascurava i suoi doveri ed i sacrifici agli antenati dedicandosi ad orge ininterrotte e ad ogni sorta di turpitudini. Nessun vizio e nessuna perversione erano trascurati. Nei lussureggianti giardini del palazzo reale era stata addirittura fatta costruire appositamente una piscina che veniva colmata di vino per placare la sete dei baccanti, mentre al suo centro si trovava un’isoletta dove, durante i festini, ci si cibava strappando le prelibatezze che venivano appese ai rami degli alberi.
Per il divertimento della sua concubina preferita, la perfida Da Ji, il tiranno aveva anche inventato una speciale tortura per i prigionieri a cui assisteva con grande diletto: sopra un enorme braciere veniva sospeso orizzontalmente un cilindro di bronzo unto di olio in modo da essere viscido. I malcapitati, in bilico sul cilindro a piedi nudi, man mano che il cilindro si scaldava fino a divenire bollente, cercavano di mantenere un precario equilibrio spostando il peso da un piede all’altro in una danza grottesca e macabra che si concludeva solo quando sfiniti cadevano e bruciavano nel fuoco.
Il despota aveva tre saggi consiglieri: Wei Zi, il suo fratellastro più anziano, e gli zii Bi Gan ed Ji Zi. Bi Gan era il più anziano ed autorevole, Ji Zi il suo fratello minore.
Wei Zi venne esiliato per aver fatto presente le condizioni miserevoli in cui versavano i sudditi del regno.
Bi Gan osò criticare la condotta morale del despota pubblicamente dinnanzi a tutta corte. Allora il tiranno ordinò sadicamente ai sui sgherri di strappargli il cuore per “verificare di persona se veramente il cuore di un saggio fosse diverso da quello di un uomo comune” e tenendo il cuore sanguinante fra le mani lo mostrava a tutti i cortigiani incoraggiando chi avesse qualcosa da dire in merito ad esprimersi liberamente. Fermatosi di fronte a Ji Zi gli chiese esplicitamente se anche lui condividesse le “sagge” opinioni di Bi Gan.
Ji Zi, in quella drammatica situazione, decise di “occultare la sua luce” fingendosi impazzito. Il tiranno allora lo risparmiò, ma lo fece gettare nel recinto dei porci dove rimase confinato come guardiano fino alla sconfitta di Di Xin ad opera del clan degli Zhou.

A questa storia fa riferimento l’esagramma 36 dell’I Ching: “L’Ottenebramento della Luce“.

L’Ottenebramento della Luce

LA SENTENZA
L’ ottenebramento della luce.
Propizio è essere perseveranti nella miseria.

L’IMMAGINE
La luce si è immersa nella terra:
L’immagine dell’ottenebramento della luce.
Così il nobile vive con la grande moltitudine:
Egli vela il suo splendore e rimane pur chiaro.

Il tiranno Di Xin è citato alla sesta linea:

Non luce, bensì tenebre.
Prima egli saliva al cielo,
Poi precipitò negli abissi della terra.

Il commentario della linea specifica:
“Prima egli saliva al cielo”: allora egli avrebbe potuto illuminare le contrade di tutte e quattro le regioni del cielo.
“Poi precipitò negli abissi della terra”: perché aveva perduto la norma.

Di Xin, ultimo re della dinastia Shang, venne poi finalmente sconfitto dal clan degli Zhou, che instaurarono una nuova dinastia, e morì suicida dopo aver incendiato il suo palazzo nel quale aveva fatto portare tutti i suoi tesori.

Il sacrificio del saggio Bi Gan è citato alla quarta linea dell’esagramma 36:

Egli penetra nella cavità addominale sinistra.
Si ottiene il cuore dell’ottenebramento della luce
E si abbandona porta e cortile.

La drammatica scelta di Ji Zi è invece citata alla quinta linea dell’esagramma 36:

Ottenebramento della luce come presso il principe Ji [Zi].
Propizia è perseveranza.

Il commentario della linea specifica:
La perseveranza del principe  Ji [Zi] mostra che la luce non può essere fatta cessare.

Il Libro dei Mutamenti valuta positivamente la scelta di Ji Zi: in una situazione altamente drammatica che poneva un dilemma insolubile, egli seppe nascondere la sua luce per preservarla. Il saggio non poteva rinunciare alla sua dignità e non aveva timore per la propria vita, ma doveva salvaguardarla per salvaguardare l’onore della sua casata essendo in linea dinastica il successore del folle tiranno.
Gli Zhou, che lui non poteva non considerare malgrado tutto degli usurpatori, lo liberarono e gli proposero importanti incarichi di governo che egli rifiutò preferendo l’esilio volontario, ma solo dopo aver trasmesso loro la Grande Regola, hong fan, un antico testo sull’arte del buon governo perché ne facessero buon uso.
Ji Zi si recò in Corea dove la sua luce risplendette nell’insegnare alla popolazione locale i riti, l’agricoltura, la sericoltura, la tessitura e, naturalmente, l’arte del buon governo.

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Bibliografia:
Wikipedia: King Zhou of Shang
Wikipedia: Shang Dynasty
Cyrille Javary: Le Discours de la Tortue, découvrir la pensée chinoise au fil du Yi Jing, ed. Albin Michel
(a cura di) Cyrille Javary e Pierre Faure: Yi Jing, le Livre des Changements, ed. Albin Michel
(a cura di) Richard Wilhelm: I Ching, il Libro dei Mutamenti, ed. Adelphi
Valter Vico: YI JING (I Ching), Guida alla consultazione diretta e spontanea del Libro dei Mutamenti, Shiatsu Milano Editore

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